17 Mag Virginia Simoni e Ragoût Food: una passione partita da lontano, più qualche spunto per noi
Durante questa Milano Food Week 2019 abbiamo avuto la possibilità di fare quattro chiacchiere con Virginia Simoni, food blogger di vecchia data che gestisce con passione il blog Ragoût Food. Ci è sembrato interessante raccontare la sua storia e sentire cosa pensa sul tema food una ragazza che ha accompagnato la nascita del food blogging salutando il fenomeno fin dai suoi primi albori. Insieme a qualche riflessione e spunto per noi, che non fa mai male.
Chi è Virginia Simoni? Come ti presenti al pubblico? Definisciti!
Svolgo diversi lavori a livello professionale. Sono una consulente di Digital Marketing per aziende food & beverage. Curo soprattutto la parte digital e digital PR, con focus su social ed experience. Poi ho il mio progetto, uno dei primi food / travel blog, che ho iniziato nel 2012. Per me è sempre stato un progetto molto personale che è stato il frutto di una grande passione per i viaggi e per il cibo. Lo possiamo considerare un po’ un percorso parallelo alla mia professione. Ad un certo punto le due cose però si sono fuse, perché nel mentre ho iniziato a lavorare professionalmente per una grossa casa editrice che mi aveva chiesto di portare la mia expertise nel mondo dell’editoria digitale. Dopo questa esperienza ho poi lavorato nella comunicazione di un’azienda vitivinicola. Adesso collaboro con diverse realtà food&beverage ed eventi, come la Milano Food Week.
Quali sono i tuoi strumenti di lavoro?
Sono principalmente due: i social, soprattutto Instagram, e il mio blog, che uso per creare le guide di viaggio.
Sappiamo che hai una laurea in Communication & Management e che hai deciso di cambiare rotta nel corso della tua vita, facendo della tua passione il tuo lavoro. Parla del momento in cui ti sei resa conto di questa volontà: come è avvenuto?
Penso che sia semplicemente successo. È una predisposizione naturale secondo me, nel senso che se si tende verso qualcosa, alla fine ce la si ritrova davanti. Personalmente, mi sono laureata allo IULM in comunicazione e gestione dei mercati dell’arte, perché pensavo che quello fosse il mio mondo. Il mio sogno era lavorare per una fondazione o per una galleria importante insomma. Ho poi fatto due esperienze brevi all’estero, a New York e Hong Kong, e lì ho scoperto la mia vocazione di cercare sempre i posti più interessanti nelle città dove mi trovavo. Ho sempre avuto la tendenza a cercare posti carini dove poter mangiare qualcosa di buono, essendo io una persona molto curiosa. Ai tempi Instagram non aveva ancora questa popolarità, e, prendendo spunto dai miei amici internazionali che su questo social erano un po’ più avanti di noi italiani, ho aperto anche io un profilo. Penso che il cibo sia un tramite che permette di conoscere le persone, la cultura, e permette di condividere un’essenza di se stessi. Tornata in Italia ho deciso poi di aprire il blog.
Pensiamo che ai tempi fosse diversa la considerazione verso il mondo dei blog e del blogging, giusto?
Senza nessun dubbio. Ho cominciato a scrivere sul mio blog quando i blog erano una piattaforma di nicchia, e se dicevi che facevi la “blogger” tutti ti guardavano strano. Ho comunque continuato a vivere il mio progetto attraverso la mia passione, ed in effetti, per quei tempi, grazie a questa le persone mi seguivano. Il mio blog nato come passione personale, mi ha permesso di entrare in un mondo molto più di settore, rendendo poi la mia passione un lavoro.
Notiamo tra le tue parole una forte spinta alla libertà, confermi?
È una cosa con cui ho capito di non poter scendere a compromessi. Dopo anni da dipendente da gennaio ho deciso di aprire la partita iva e iniziare un percorso da freelancer. Sicuramente questo da maggiore libertà, e con questa libertà conquistata mi sento molto più serena e più felice di quello che faccio, anche se in termini di stress sto lavorando molto più di prima, e con meno sicurezze. Sono una persona che ha bisogno di molti stimoli. Vivendo in due città diverse (Milano e Rovereto), grazie al blog posso accedere a eventi, fiere e presentazioni interessanti, come quella con Davide Oldani e Andrea Fongo, durante la Milano Food Week.
Tanta libertà quindi, ma supponiamo non sia stato semplice, almeno all’inizio. Quali difficoltà hai dovuto superare per il blog?
Ho iniziato quando fare le foto al cibo era considerata una cosa molto strana. Spiegare il mondo del blogging ad un ristoratore e a persone del settore non era semplice. Le aziende food sono arrivate a investire con gli influencer marketer un po’ dopo il settore moda. Quando ho iniziato tutto questo non esisteva. Oggi ho un posizionamento di nicchia, ho sempre rispecchiato il mio stile di vita. Cerco di instaurare un rapporto molto diretto con le persone che mi seguono.
Come vedi tra 10 anni il mondo del food blogging? Pensi si possa evolvere in qualche forma particolare?
Ci sono delle tendenze in ambito fotografico, visuale. Fino ad oggi c’è stata l’ossessione per la perfezione e per le foto patinate. Secondo me questo sta cambiando, anzi è già cambiato. C’è molto più realismo e molti meno filtri. L’utente adesso vuole vedere la realtà: con chi sei e dove vai. Si andrà, in un futuro prossimo, in una direzione di maggiore realismo e meno costruzione, con un engagement più naturale ed istintivo, più live. Questo le persone lo percepiscono.
Come ti vedi tu, invece, tra 10 anni?
Le strade sono due. Nella prima opzione mi vedo con un progetto un po’ più ampio di questo attuale, magari con un team con cui collaborare ad un progetto food o travel, sempre online. Nella seconda, mi vedo in un posto meraviglioso, non so ancora quale, dove poter ospitare le persone e renderle partecipi di una experience unica, quella che io stessa vivo quando vado negli hotel che raccontano un’esperienza, una storia. Le esperienze sono reali; si dovrebbe infatti tornare alle cose vere. Quello è il mio sogno nel cassetto. Siamo umani e abbiamo bisogno di vivere delle esperienze e degli stimoli, di entrare in contatto anche tra di noi, realmente e fisicamente. Tra 10 anni è sicuramente tutto da vedere, ma penso che il mondo digitale farebbe comunque parte di me. Vedo comunque questo mondo come una bellissima opportunità di racconto e di visibilità.
Un tuo messaggio o consiglio personale che ti senti di dare ai lettori?
Sono convinta che si debba sempre seguire le proprie passioni. Facendolo davvero, però. Se hai una passione forte per qualcosa, allora digitalizzala. Se ti piacciono gli elettrodomestici e vuoi fare un blog di elettrodomestici, fallo. Se ti piace andare a pescare nel fiume, comunica al mondo questa tua passione. Segui il flusso naturale della tua vita. Se ti piace tanto qualcosa, tenderai, nel corso della tua esistenza, a quella cosa. Allora perché non cominciare subito ad anticipare i tempi?
Cosa si può imparare dall’esperienza di Virginia?
La storia di Virginia ci conferma la verità di uno dei concetti comunque più discussi degli ultimi tempi: è possibile costruire qualcosa di bello e interessante seguendo le proprie passioni. Sicuramente non basta leggere questa frase per buttarsi là fuori nel mondo e avere successo. Non è mai stato semplice.
Però è possibile: con pianificazione e pazienza, può arrivare un momento favorevole in cui ci si mette in gioco, e magari al tempo stesso si ha anche avuto il tempo di tutelarsi per minimizzare eventuali errori.
Virginia stessa, per esempio, ha cominciato con un lavoro che le permettesse di sostenersi per poi aggiungerne un altro, temporaneo, finendo infine col sostituire il secondo al primo quando i tempi erano maturi.
Si può cominciare a modificare leggermente le proprie idee in ottica lavorativa costruendo nel tempo piccole competenze che, sommate, alla lunga ci daranno più opzioni di mestiere. Tra queste, magari, quella dei nostri sogni.
Questa può essere una strategia molto generale che però, nella sua linea essenziale, può ricordarci che si deve avere pazienza.
Pazienza per ricaricarsi a molla ed esplodere, a tempo debito!
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